HORROR

IL MAI NATO (2009)
IL NOSTRO GEMELLO MAI NATO
Come al solito vedo dietro questo Horror un meandro di simbolismi ed archetipi dell'inconscio, come ogni Horror che si RISPETTI.
Il mai nato è quella parte di noi (l'altro IO, il nostro sè nascosto, in questo caso il lato maschile di lei) che non venendo mai alla luce ci tormenta la vita, ci condiziona caratterialmente, ci fa vedere la realtà in maniera squilibrata.
Il mai nato (The Unborn) è un film del 2009 diretto da David S. Goyer.
Il film è un horror prodotto da Michael Bay e scritto dallo stesso Goyer, con protagonisti Odette Yustman e Gary Oldman.

JENNIFER'S BODY (2009)
UN HORROR BRUTTO DIETRO UNA BELLA DONNA?
a Megan Fox le è chiesto di bamboleggiare e sprizzare sensualità: lo fa, senza sforzo è la diatriba dimostra proprio che con le bambole gli uomini sanno soltanto giocare e poi cosa fa la bellezza ingannata di una donna? distruggere gli uomini. A riscatto c'è la sua amica (il brutto anatroccolo) che rimette in sesto la fiaba con la sua morale: bella dentro anche se non aggraziata come la cattiva bellona protagonista e vampiresca. Insomma un horror giovanile che sfiora nel superficiale, nello scontato, nel niente di nuovo, se non fosse per la rilettura psicologica e morale: incentrare la bellezza sul fisico divora l'anima!


PET SEMATARY                    (1989)
PET SEMATARY 2                 (1992)
PET SEMATARY REMAKE    (2019)

Come tutti i film Horror il nocciolo della questione è sempre il nostro lato oscuro, la dimensione nascosta che non vogliamo vedere, quell'angolino dentro la nostra psiche che posta con sè dolore traumi ferite delusioni tradimenti, in poche parole un vero e proprio cimitero. L'ateismo parla: dopo la morte Dio non ha potere, i morti parlano nella pace del loro silenzio. Stephen King scrisse questo romanzo ripensando alla morte del gatto di sua figlia e alla reazione della ragazzina. A quanto non fosse pronta per assimilare il concetto di morte e di perdita. Nel film è proprio la bambina Ellie l'ago della bilancia: volerla soddisfare, non volere che lei soffra, non affrontare con lei la realtà della morte del suo gatto, ecco la crepa che sgretola tutto l'equilibrio. Lei rappresenta il nostro capriccio che non vuole mollare, non vuole lasciare morire quello che ama, non accetta che la morte faccia parte della vita, neppure Dio dovrebbe accettarlo se Lui avesse un gatto non dovrebbe lasciarlo morire. Quante cose noi non vogliamo accettare che sono morte? amori, ricordi, delusioni, quante frase non dette o dette che vorremmo cancellare, sono tutte cose che poi seppelliamo in quel cimitero infantile oltre il quale c'è il mistero: il cimitero indiano dei Micmac dove le creature non risorgono ma tornano in apparente vita con la loro cattiveria, ecco il succo del messaggio: quello che ci ostentiamo a tenere in vita alla fine poi ci uccide, sono cose morte, infatti il gatto Church pur amato dalla bambino era insopportabile per il suo odore, quindi certi ricordi, certe parole, certe relazioni puzzano, inutile tenerle in vita, inutile volerle accanto. Quante cose abbiamo perso nella nostra infanzia? tante ma inutile far tornare in vita il piccolo Gage, come rammenta nel libro Louis:  "E Louis ora si stava domandando (non per la prima volta) se l'infanzia non fosse un periodo in cui, più che imparare, si dimenticava". Spiegare ad un bambino la morte è difficile per un adulto, perchè l'adulto si ostina nel "preservare" la vita e questo è un tentativo fallimentare a livello spirituale, anzi mortale, perchè la morte e il suo senso è vitale per un bambino che impara a vedere le cose con naturalezza. Due frasi nel libro sono meravigliose al riguardo: " I bambini non dimenticano mai le bugie sentite dai genitori ", e poi: "Ma davvero c'è chi crede di capire i bambini? si domandò". Se Louis avesse affrontato il discorso la morte con la bambina sarebbe stato vitale e salutare per tutti, nascondere questa verità fu mortale per tutti. Victor Pascow è quel ragazzo che morì in un incidente col cervello fracassato, Louis cercò di rianimarlo invece la sua anima divenne un fantasma buono (tu hai cercato di aiutare me,adesso io cerco di aiutare te). E' l'emblema della coscienza morente che cerca di dirti la verità ma tu non ci credi: "Voglio svegliarmi da questo incubo.... disse Louis ... ma chi ti ha detto che stai sognando? chiese Victor. Un altro particolare importante: Camion rossi che sfrecciano alla cieca, sul limitare di una strada a scorrimento veloce, il loro rumore si sente anche dentro le case in sottofondo, sono simboli di quegli eventi che ci passano accanto nella vita e ci travolgono, non diamo loro l'importanza di attenzione che meritano o diamo loro il peso che non dovremmo e loro ci fanno pesare il loro peso mortale. 
E cosa capita se vuoi far rivivere Pet Sematary 1? ecco il risultato del 2, un po tirato, non c'è più il mistero del morto che risorge ma la sua scherzosa vendetta che scade a volte nel drammatico, scontato e puerile divertimento fine a se stesso senza un senso. 

SILENT HILL (2006)
SILENT HILL REVELATION 3D  (2012)
Celebre saga di videogiochi survival horror. La storia nel film, seppure in parte diversa, trae essenzialmente origine da quella del videogioco, il che rende difficile l'interpretazione; si tenga presente che un game ha una trama a crocevia, questo gioco ha persino 5 finali diverse, mentre il film ha una trama lineare, scorrevole e continuativa nel tempo. Come ogni Horror, bisogna non abbandona l'aspetto psicologico a favore di quello più spaventoso e violento e come ogni horror il punto debole è sempre, psicanaliticamente parlando, la ricerca dell'infanzia perduta: Rose e Christopher Da Silva sono preoccupati per la loro figlia adottiva di 9 anni Sharon: la bambina soffre di sonnambulismo e, scossa da tremendi incubi, vaga durante il sonno invocando il nome di una misteriosa città, "Silent Hill". Come ogni bimbo nei disegni riporta il suo trauma o vuoto interiore. Le città fantasma sono la struttura simbolica perfetta del nostro mondo interiore smarrito, distrutto, dimenticato. Rose, alla disperata ricerca di risposte, e contro il parere di Christopher, parte alla volta di Silent Hill. Infatti è la madre che cerca la vita, il femmineo la parte psicologia che torna alle origine per avere risposte. Il film in questo senso è perfetto: la donna vede il mondo invisibile e spirituale (il femmineo, il cuore, la parte Yin), mentre l'uomo vede il mondo reale e pragmatico (il maschile, la ragione, la parte Yang). Lui percepisce lei (perchè l'amore fa sì che queste due dimensioni entrino in contatto), ma la loro intesa non è così profonda da collegarsi su questi due mondi alternativi e paralleli. Sharon però non è altro che la gemella di Alessa (il nostro alter Ego) la bambina che bruciata diventa il fuoco e la distruzione di Silent Hill, il Demonio mentre Sharon è la salvezza, la parte buona del diavolo quindi un Dio da proteggere (il suo frutto, l'innocenza mai riconosciuta). A custodire e manipolare questo mistero come sempre è una setta religiosa, unici abitanti di Silent Hill (la nostra fede o superstizione, dipende da noi). Alessa è innocente ma viene vista come agnello sacrificale di un peccato che non ha commesso (figlia bastarda) e questo fa di lei vittima da immolare da parte della setta, ma è questo che crea l'inferno che affliggerà tutto il paese: hanno creato l'inferno per sentirsi vittime e degni di poter uscirne vincendo il loro male, ma il vero male è quello dei fedeli farisaici mai confessato che li porterà alla rovina, proprio come avviene con i nostri difetti non accettati che facciamo diventare le nostre virtù. Il film lascia quindi intravedere questo aspetto schizofrenico della religiosità che crea il male per sentirsi buoni combattendolo, crea i poveri per assisterli e sentirsi caritatevoli, crea l'odio per non riconoscersi incapace di amare. Questa dicotomia crea anche in noi dei mondi alternativi dai quali non è facile fuggire e di fatto su silent hill il prezzo da pagare è sempre quello: qualcuno resta intrappolato in quel mondo e non viene mai fuori... nel gioco le finali sono diverse, dipende a chi decidi di salvare. Nel film ugualmente a rimanere dentro l'inconscio (silenti Hill) sono personaggi diversi, a seconda dello scopo che si persegue. 

It capitolo 1 (2017)
It è un personaggio dell'omonimo romanzo di Stephen King del 1986. Viene rappresentato come un essere mutaforma che abita le fogne della città di Derry nel Maine, cibandosi ciclicamente dei suoi abitanti assumendo forme evocative delle loro paure più grandi. Appare principalmente con le sembianze di Pennywise il Pagliaccio Ballerino, detto anche Bob Gray, per attirare i bambini, le sue prede predilette.
Perchè un pagliaccio? Questa figura ha subito un evoluzione nei secoli, prima era una figura carnevalesca adatta per far ridere gli adulti (il giullare nelle corti, il matto nelle commedie, il pagliaccio esisteva già ai tempi del Faraone 2500 anni a.C). In alcune culture, per esempio in Latino america, è un personaggio che diverte i bambini alle feste, al teatro, nel circo, no ha una connotazione negativa e tanto meno di horror. Infatti questo film a dir il vero non è Horror.  "quelli che amano il horror, perchè in fondo sono masochisti psichici, hanno bisogno di farsi del male interiormente con la paura e adorano il terrore come una forte emozione di alta tensione, una giostra mentale, non sanno che "questo film non fa paura" è un fatto del tutto anormale. Perchè? perchè la vera paura sarebbe scoprire la nostra stupidità, la nostra immaturità, anzi scoprire alcune realtà che sono davvero spaventose e con le quali conviviamo tutti i giorni: genitori castranti (come la madre di Eddie che lo rende ipocondriaco, fobico di ogni batterio e virus, maniaco della pulizia) genitori che ci umiliano ( come il padre poliziotto del bullo Henry Bowers a cui tratta con disprezzo ed è la fonte dell'ira e dell'odio del ragazzo) o genitori morbosi ( come il padre di Beverly che desidera stuprare la figlia accusandola ingiustamente di puttanella) oppure la madre assente dello stesso Bill e Georgie che nei fotogrammi prende le sembianze della stesso pagliaccio. Mike che deve imparare ad uccidere agnelli per vivere perchè orfano.... sono tutti bambini allo sbando. Questo è l'horror vero: la nostra mediocrità, la nostra mancanza di umanità, i sogni perduti della nostra infanzia, la mancanza di amore e di genitori che sappiamo farci crescere senza paura. Il pagliaccio è una figura che ride della nostra frustrazione, dei nostri limiti, questo a noi fa paura: l'infanzia perduta, l'infanzia non vissuta come avrebbe dovuto essere. It in inglese significa anche il verbo "eat" che si pronuncia lo stesso e vuol dire "mangiare" divorare. La paura cosa fa? ci divora. 
Guardate come inizia il film e decodifichiamo i simboli: Bill crea per suo fratello una barchetta di carta (sono femmine le barchette) per giocare, simbolo dell'infanzia, che scorre lungo la corrente di una pioggia dove Georgie si diverte, ma la barchetta va a finire nel tombino: le fognature, il sottosuolo, simbolo del nostro inconscio dove abita proprio il mostro, la nostra ombra, le nostre pagliacciate, la nostra vergogna pronta ad ucciderci, a limitarci, a tagliarci le ali. Quel mostro si alimenta dei nostri sogni, aspirazioni, ideali (bambini che galleggiano per aria, morti). It è forte perchè siamo noi a dargli forza con la nostra paura. Infatti diventa impotente quando non lo temono, non ha più forza, l'immaginazione non gli dà potere. I mostri non ci sono nel buio ma nel nostro cervello, per quello i bambini capiscono che sono cose immaginarie, mentre la realtà è quella pi crudele da affrontare: le famiglie distrutte, il bullismo, la mancanza di amore ed amicizia, la società indifferente di fronte ala violenza. 
Il club di ragazzini si chiama dei perdenti, appunti sono loro la preda facile, quelli che le famiglie hanno reso deboli, timidi, traumatizzati, sono ragazzini spezzati, ecco il simbolo del gesso che Eddie ha nel braccio rotto su cui è scritto in manera dispettosa "Loser" mentre lui lo converte in "Lover" perchè ritrovandosi in gruppo come una famiglia si sentono amati tra di loro: l'unione fa la forza. 

It Capitolo 2 (2019)
La fine del primo non è altro che overture del secondo, la paura con gli anni o cresce o muore o.... ti fa morire. Dopo 27 anni troviamo questi bambini ormai  adulti, dopo essersi fatti una vita, una carriera, una famiglia, ma senza essersi fatti una ragione sulla paura ancestrale che alcuni di loro avevano persino rimosso, vengono di nuovo chiamati ad affrontare il bambino che in ognuno di noi ancora soffre. Il ritorno a Derry è il ritorno all'infanzia. Tutti tornano tranne Stanley, a costui la paura lo ha ucciso prima del tempo dovuto. Ma lascia una lettera a tutti: se la leggerete avrete vito It (quindi infondo non siete dei perdenti) ma avrete perso me, perchè in qualche modo come conclude il film: i perdenti sono in pace, non hanno ormai nulla da perdere. Alla fin fine, come avviene a livello psicanalitico, il male cresce perchè siamo noi a dargli potere, ma in realtà è piccolo ed insignificante ed è in questo modo che loro sconfiggono It: riducendolo ad un neonato, vulnerabile, effimero, ridicolo. 

THE WITCH (2015)
The Witch (stilizzato come The VVitche sottotitolato Vuoi ascoltare una favola?, in inglese A New-England Folktale) è un film horror derivato direttamente da «giornali, diari e resoconti giudiziari del tempo (XVI secolo). William, religioso predicatore (immagine patriarcale, buono ma assurdo), insieme alla moglie e ai cinque figli, viene allontanato dalla comunità puritana in cui vive per il suo estremismo nell'interpretazione della parola di Dio. Questo modo di vivere la fede crea in tutto il film un aria pesantissima, rigida, cupa (la si aspira nella natura di tutto il film) anzi direi quasi isterica, come lo dimostra la madre Katherine che non riflette e va in panico lamenti e disperazione ad ogni inconveniente e malinteso, appunto malintesi che portano alla perdita di fiducia gli uni verso gli altri fino alla follia. E questa follia s'incarna nella Strega che sarebbe la manifestazione della colpa religiosa del modo psicotico in cui vive questa famiglia: il senso di colpa seminato nei figli dal padre fa sì che cosi come lui viene allontanato dalla comunità religiosa, così anche la figlia Thomasin viene allontana dalla famiglia e vista come colpevole dell'incantesimo maligno, lei invece è l'unica trasparente, quella che non gioca sporco, non mente, non nasconde segreti come fanno tutti gli altri membri (i gemelli mentono, Katherine ha perso la fede dopo aver lasciato l'Inghilterra, William prende di nascondo il calice e lo vende, Caleb (il fratello minore) nota lo sviluppo sessuale della sorella (e forse ne è inconsciamente attratto) ma deve sempre reprimere i suoi desideri per non farsi scoprire), ma è qui il perno su cui gira il male: il demone vuole quell'anima pura di Thomasin e per averla fa impazzire tutti gli altri membri della famiglia, la fa smarrite e la conduce così all'ovile delle streghe come una pecora salvata dalla pazzia della sua famiglia. Dunque: sono così tutte le streghe nobili, pure ed alla fin fine innocenti? Di fatto la scena finale quando lei raggiunge il circolo delle streghe, non sa scrivere il suo nome nel libro del giuramento, ma il Demone le dice: io guiderò la tua mano. Dopo una vita di sofferenze l'illusione si presenta come la salvezza: "Desideri vivere una vita di desideri?"  questa frase per la ragazza è un sollievo ad una vita che finora giaceva sotto il peso della colpa. La verità nel film è oscura, si intravvede al barlume delle candele di molte scene, il diavolo prende diverse forme (bella donna sensuale, vecchia strega fatata, caprone selvatico, voce spettrale invisibile), mentre l'unica ad uscire viva da quell'eccidio è Thomasin, l'anima pura, la veritiera. Il volo su cui lei si erge è la nuova ragione di vita, la sua trasformazione, rinata ecco perchè nuda, come una neonata. 


INSIDIOUS 
E' un sequel composto in 4 capitoli o film:
- Insidious del 2010 
- Oltre i confini del male, Insidious 2 del 2013
-  Insidious 3 - L'inizio del 2015
- Insidious - L'ultima chiave del 2018
Il cinema della paura ha i suoi codici, segue comunque alcuni rituali e, sopratutto a livello psicanalitico, nolente o volente, consapevolmente o meno, segue sempre la traccia degli stessi archetipi: il mostro del modello genitoriale mancante che crea dentro di noi una voragine di traumi, dove si annidano nelle ombre del passato ogni tipo di tensioni mortali (nient'altro che i nostri sentimenti repressi, negativi, mutilati, uccisi... come l'amore, la riconoscenza, l'odio, il perdono, ecc...) e il bisogno impellente di riscattare il bambino/a ferito che giace dentro di noi, riscoprendo il valore dell'infanzia e delle persone che veramente contano. Un Horror gradevole, pieno di colpi di scena, molto ben intrecciate le 4 parti che si alternato in modo non lineare nel tempo, appunto facendo sì che alcune cose si comprendano meglio tornando nel passato (proprio come a livello psicologico); poi è un intreccio tra sano humor anni 80 con i ghostbusters (i due pirla un po sfigati che la sensitiva Elise Rainier si porta dietro per caso) con la ricerca amatoriale dei Paranormal Activity e l'aggiunta del J-Horror giapponese (avendo presente che il suo registra è proprio un malaysiano,  James Wan). Il Mix comunque è ben riuscito, gradevole, fatto di un suspense non prevedibile e ben mantenuto lungo tutti e quattro i film. 
La capacità che hanno gli oggetti di avere poteri di vibrazione e il magnetismo che creano nella nostra psiche è un fattore notevole.  L'amore delle persone care, unica voce di richiamo capace di strapparci dalle tenebre, è una costante molto preziosa, perchè è l'amore che salva e guarisce in ultima istanza (la mamma è sempre l'ultima spiaggia di salvezza). Il bisogno di affrontare il male, di smascherare le nostre paure e sapere il male e il terrore vivono e si nutrono della nostra stessa paura e del nostro dolore, è il punto chiave della svolta, siamo noi a creare i mostri dentro di noi, a nutrirli e dar loro il potere: "Non è la casa ad essere infestata. È il bambino". 

CRIMSON PEAK (2015)
Un film ben curato nel suo aspetto fotografico, davvero gradevole, le luci e le ombre, un intreccio tra il grottesco, il barocco l'ottocentesco sporco ed elegante, poi infine i suoni degli oggetti fanno un armonia con la suspense davvero affascinate, Horror? non direi, la vera paura come al solito per un intenditore di archetipi non sono i morti che, anzi, cercando di aiutare e di farci capire dove si trova l'inganno, ma il vero horror sono le persone vive che ti circondando, che ti adulano, che dicono di amarti. L'incesto fraterno è il perno nascosto che muove lo scopo di tenere in piede una tenuta crollante, Crimson Peak; l'inganno di appropriarsi del denaro di giovani donne tramite falsi matrimonio per finanziare i progetti geniali di un giovane Thomas Sharpe che una volta che conosce il vero amore tradisce anche sua sorella  Lucille che ci lascia intravvedere gli archetipi di un vero Barbablù: lei ha le chiavi che custodisco  i morti che alimentano la terra inconscia e sanguinosa del loro male. Edith Cushing vorrebbe scrivere sui fantasmi invece i fantasmi veri le fanno vivere i suoi libri non pubblicati nella realtà. 

THE OTHERS (2001)
E' un film soft horror, cupo come il buio che avvolge tutta la faccenda, perchè i bambini   soffrono di una strana forma di allergia alla luce per cui la casa è sempre con le finestre chiuse dalle tende, un po come certe coscienze, non vi entra la verità, restano al buio interiore, il loro bambino interiore rimane segretato, ma da chi? dalla madre, ecco l'archetipo del femmineo ferito e malato. In realtà lei, Grace, è una donna dominatrice, rigida e ossessiva, cerca di tenere a bada la diga rotta interiore dopo che il marito non torna dalla guerra. Ecco la figura del padre, della ragione mancante che muore per un ideale assurdo come lo è la lotta materiale. Il film prosegue con molta lentezza, persino soporifera e quasi noiosa: Grace non fa che istruire i nuovi domestici  Mrs. Mills, Mr. Tuttle, un vecchio giardiniere distratto, e Lydia, una giovane cameriera muta, che tre anni prima hanno lavorato in quella casa, al servizio di un'altra famiglia. Questi domestici dimostrano di sapere il mistero che si vela dietro quella casa, loro sanno chi sono gli altri (The Others). Anche a livello psicologico noi crediamo di sapere chi sono gli altri invece non sappiamo chi siamo noi stessi per prima e di fatto quello che non vediamo in noi stessi è quello che ci irrita degli altri. I bambini come sempre nei horror sono quelli che avendo una mente più aperta e vicina alla sensibilità colgono il soprannaturale, vedono strane presenze. Infatti sono i bambini che vedono gli altri ma la madre no, anche se inizialmente riluttante alla fine inizia anche lei a percepire le strane presenze. Il film ha un grande colpo di scena e di sorpresa ed è l'unica cosa che lo rende speciale: gli altri (i fantasmi, i morti, le presenze strane) siamo noi!!!. Anche dentro di noi ci sono alcune dimensioni che noi riteniamo morte invece siamo noi a viverle dal punto di vista sbagliato e in quel modo non entriamo in contatto con la vita (gli altri). Riflettendoci sempre a livello spirituale e psicologico, è davvero un horror se potessimo scoprire che nella nostra quotidianità noi non riusciamo a vedere il bello o la vita perchè siamo dentro morti e crediamo che sono gli altri (the others) quelli che non contano o vivono più. Insomma un mondo pieno di morti che si credono in vita soltanto perchè non hanno mai accettato la frustrazione e la miseria della stessa vita ed ecco il trauma che porta Grave al suicidio: la scomparsa dell'amore - marito - e l'isolamento materno schiava della cura malata dei suoi figli.

THE NUN (2018)
LA VOCAZIONE DEL MALE
Il film è uno spin-off di The Conjuring. Il film di segue le vicende di padre Burke e la sorella Irene, due inviati del Vaticano che indagano sul suicidio di una monaca in Romania accaduta nell’abbazia di Santa Charta. In realtà è un suicidio sacrificio (come quello di Cristo consapevole di andare in contro alla morte) pur di evitare che il male si impossessasse di lei (suor Oana).  Valak fu risvegliato solo durante la seconda guerra mondiale quando le bombe danneggiarono l’abbazia e fecero uno squarcio che fece da portale per questo potente demone. Da allora, le suore hanno pregato ventiquattr’ore su ventiquattro per tenere indietro il male. Alla fine, però, la loro veglia si è spezzata, Valak è stato liberato e tutte le sorelle sono state uccise … conducendo agli eventi di The Nun. Il sangue di Cristo ha un chiaro riferimento al Sacro Graal che rinchiude il segreto del bene e del male. 
Quello che più colpisce nel film è il fatto che il male si presenti sotto le vesti del bene (una suora) e che faccia di un monastero la sua infernale trincea verso il mondo. L'ambientazione, musica e colori sono davvero stupendi, creano un mix Gothic Dark Hard e horror davvero pregevole. La frase emblematica latina "Finit Hic Deo" Dio finisce qui è portentosa, perchè l'eco oltre quella porta richiama al nulla esistenziale, un luogo appunto dove non c'è l'essere (Dio). Ma il male non viene mai sconfitto (sarebbe un male assoluto e quindi fatale) per cui lo si posticipa, lo si accantona, passa da un luog o testimone all'altro: il garzone Francese che nel suo desiderio di sconfiggerlo resta attaccato e contagiato da quel desiderio che è un male e così il male si perpetua. 


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