DRAMMATICO


KYNODONTAS - DOGTOOTH (2009)
Non è un film per tutti, è assurdo, come lo è lo studio comportamentale degli istinti umani senza umanità. Una maniaca psicopatica idea porta i genitori ad isolare i loro 3 figli (un maschio e due femmine) dal mondo in una villa con guardino piscina ed alte mura a cinta (una prigione domestica), facendoli credere e vivere un altra realtà, senza dare ai figli un nome, senza avere un confronto reale con parole come gatto (l'animale più terribile che ci sia), telefonino, aeroplano (giocattolo), zombi (un fiore), mare (una sedia)... Questi ragazzi crescono in una bolla d'aria mentale e alla fine iniziano a comportarsi anche come animali domestici (abbaiano come cani per tenere lontani i gatti, l'animale più terribile che ci sia), assumendo persino un linguaggio distorto e primitivo. Soltanto il padre ha il diritto di uscire dall'abitazione per svolgere il suo lavoro da imprenditore e lui disse loro che un bambino è pronto per uscire di casa solamente quando un proprio dente canino (da cui il nome del film) cadrà e che fino ad allora i ragazzi devono rimanere in casa.
Il padre, per concedere al figlio maschio di sfogare i suoi istinti sessuali, permette ad un'addetta alla security,  Christina , che lavora presso la sua azienda di interagire con la famiglia. Non soddisfatta dal ragazzo si fa fare sesso orale dalla  ragazza maggiore e questa a sua volta ama farsi leccare le spalle dall'altra sorella più piccola. Ma loro non sanno cosa fanno, sono guidati dal puro istinto animale.
Christina  sconvolgere questi maniacali equilibri introducendo nella casa delle videocassette con dei film (Rocky IV e lo Squalo) che faranno sì che la figlia maggiore assimilando un altra realtà non stia più nei parametri imposti della famiglia e diventa violenta fino a spingersi alla fuga. Senza Christina i genitori offrono al fratello una delle sorelle per sfogare i suoi istinti sessuali. 
Qui non c'è morale come parametro, i ragazzi non la conoscono, è il padre che inventa un codice di comportamento distorto e la moglie ne è succube. I ragazzi devono crescere ma non avendo opportunità regrediscono allo stato animale. L'autarchia quindi ha come tutte le relazioni un limite.



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ALLIED - Un'ombra nascosta
Film del 2016 diretto da Robert Zemeckis con protagonisti Brad Pitt e Marion Cotillard.
Ispiratosi ad una storia vera, la trama è affascinante, un complotto, un spia, un amore che nasce e viene poi minacciato. Innamorarsi del nemico, perdonarlo, darle una seconda possibilità di vivere ma poi, per lo stesso amore, un suicidio liberatorio. L'amore non si spia, l'amore si fa giustizia da solo e soprattutto l'amore non conosce nemici.

ANIMALI NOTTURNI (2016)
Basato sul romanzo del 1993 di Austin Wright Tony & Susan, è un film drammatico e neo-noir del 2016 scritto, diretto e co-prodotto da Tom Ford.
Lei lo considerava uno scrittore fallito, lui vede in lei la fotocopia isterica, banale frigida e rigida della suocera, una cosa che lei non osa nemmeno pensare, ma ne diventerà col tempo. Lei abortisce il matrimonio va a catafascio. Lui la chiamava animale notturno. Dopo 20 anni lui si fa vivo e le manda il manoscritto del suo libro, appunto col titolo che richiama il nomignolo con cui lui la riconosceva. Lei legge il libro d'un fiato e ne rimasse turbata, perchè nel libro in maniera metaforica, lui spiega che gli animali notturni (la banda di assassini che fanno fuori la famiglia) non siano altro che gli istinti di lei che hanno divorato, ucciso e violentato a morte il loro amore, la figlia mai nata e infine anche lui. Il finale a sorpresa, lei che lo attende in un ristorante ad un appuntamento dove lui non si presenta perchè, come lo indica il libro: lei lo ha ucciso e lui non puoi tornate. Ma il fatto che lei in quel libro si sia rivista e sia rimasta colpita (a morte interiore) indica che lui, Edward, si sia riscattato come uomo e come scrittore, mentre lei è rimasta quello che temeva: la fotocopia di sua madre: un animale notturno.

"Quando ami qualcuno dovresti fare attenzione. Quando ami una persona cerchi una soluzione, non butti via tutto quanto. Ci pensi bene. Perché potrebbe non ricapitarti."

- Cos'è che ti spinge a scrivere?

- Credo che sia un modo per tenere vive le cose, per preservare quello che è destinato a morire. Sento che scrivendole dureranno per sempre.

E' SOLO LA FINE DEL MONDO (2016)
Juste la fin du monde è un film del 2016 scritto e diretto da Xavier Dolan. Il titolo del film sembra ironico: che vuoi che sia la fine del mondo? E' niente in confronto con quello che il protagonista del film deve subire prima di morire, prima della fine della sua vita: Louis, scrittore malato terminale, decide di tornare nel suo paese natale e rivedere la sua famiglia dopo 12 anni di lontananza, per rivedere i suoi cari e comunicare loro la sua morte imminente. Ma il problema è che in quella famiglia non c'è mai stato il dialogo (parla ognuno per conto suo, monologhi a due, critiche, accuse), non c'è mai stato l'amore fraterno:  la sorella minore Suzanne è sinceramente felice di poter riabbracciare il fratello che non la vide crescere e per questo lei nutre un senso di abbandono, mentre nel fratello Antoine si riaccende la gelosia verso di lui, che era sempre al centro dell'attenzione. La madre non è preparata per l'incontro e vorrebbe ma non sa come farlo, un incontro in pace e nel riavvicinamento fraterno. Louis alla fine dimentica la sua malattia termina, scopre che lui è morto da anni in casa, la sua memoria non si è risvegliata neppure col suo ritorno, inutile quindi dire loro la verità, perchè la sua intenzione di dire la verità morirebbe due volta nell'impossibilità di capire in loro un affetto che non è mai stato vivo. Avrebbe accolto la notizia della sua morte come una punizione di coscienza, sicchè Louis preferisce il silenzio che sempre ha immortalato una famiglia piena di rancori, gelosie, malintesi, nevrosi, frustrazioni, bugie. Una figura spicca in quel nucleo famigliare: la cognata Catherine, una donna gentile e insicura, cerca di metterlo a suo agio, stemperando gli eccessi del marito Antoine, lei era all'altezza di capire non solo il dolore di Louis ma anche il suo amore mancato,perchè lei viveva con Antoine un amore frustrato. Catherine avrebbe preferito Louis ad Antoine, proprio come la Madre, ma lei restò nel silenzio mortale rispecchiando la malattia di Louis. Louis non ha fatto altro che vivere in anticipo la sua morte, ma in realtà Louis se ne accorge che i morti sono altri, in verità lui sembra essere l'unico vivo in quella famiglia.

HESHER E' STATO QUI (2010)
Hesher è fuori le norme, fuori le regole, un fuori legge: volgare, maleducato, cinico, violento, un parassita. Entra in modo irruento nella vita di una famiglia che si sta disgregando: T.J è un ragazzino che ha persona la madre, il padre è perso nella depressione e le pillole e la nonna Madeleine accoglie queste due creature smarrite, ma lei p una donna ormai distratta e lenta. Hesher a modo suo incomincia ad impartire lezioni di vita in maniera traversale, cioè creando disastri a terzi a favore di T.J: insegna T.J a non lasciarsi bullizzare e sopratutto a dedicare tempo alla nonna, a non innamorarsi di una donna pur buona ma molto più adulta (come? portandosela al letto lui e non T.J), distruggendo il tetto della casa che avri poi un risarcimento a favore della famiglia in rinascita. Aveva promesso alla nonna di far con lei una passeggiata, ma siccome la nonna è morta, Hesher compie la promessa: porta la nonna in bara a giro come promesso. T.J sognava il catorcio di macchina dove la madre perse la vita e Hesher glielo fa avere in garage in un blocco rottamato. Hesher quindi in maniera violenta fa sìcche T.J rielabori il lutto della madre con un disastro dietro l'altro, chiodo caccia chiodo come si suol dire. Credo che tutti noi qualche volta nella vita avremmo bisogno di Hesher che al posto di una carezza ci svegli con uno schiaffo e ci renda più duri e sodi. Tutta la rivincita e la ribellione di Hesher si sintetizza in quella storiella che lui amava raccontare: "Anni fa avevo un serpente e da mangiare gli davo un topo vivo. Poi una volta un topo si è alzato sulle zampine posteriori e gli ha dato un cazzotto sul muso!"... Lui è diventato per loro un serpente e loro hanno imparato a picchiarlo nel muso uscendo dalla loro crisi mortale, persino Paul il  padre alla fine si rade i capelli ed intraprende una vita normale.
CURIOSITÀ:  Un Musicista Come Modello - Per interpretare il personaggio di Hesher, protagonista del film Hesher è stato qui, l'attore Joseph Gordon-Levitt ha dichiarato di essersi ispirato al bassista dei Metallica Cliff Burton, morto in un incidente stradale nel 1986. Lo stesso logo del film, con il nome del protagonista scritto in caratteri stilizzati, è un esplicito omaggio alla band americana di Metallica!.

WONDER (2017)
La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo scritto da R. J. Palacio e pubblicato nel 2012.
E' la storia di un bambino con una malformazione cranio facciale, che lo rende ovvio diverso dagli altri bambini che a scuola, nel loro branco sono chiamati ad omologare tutto e tutti, ed è qui che  il protagonista August "Auggie"  tira fuori il peggio da chi ha altre deformità psicologiche come il bullismo, il razzismo, il disprezzo. Ma dietro un bullo si nasconde un genitore colpito, deformato interiormente, per cui il volto "bestiale" di Auggie non fa altro che di specchio a chi il mostro ce l'ha dentro. E' una semplice prassi di comportamento psicologico  di compensazioni e traumi. Il film poi è ben intrecciato, un vero  collage di emozioni, malintesi, verità mai dette e mezze dette. Con molta dolcezza vengono mostrati i personaggi che girano intorno a questo piccolo essere speciale, il pianeta o mondo di Auggie, come satelliti: la madre che si è messa in ombra dietro la malattia del figlio, la sorella che viene eclissata ed trascurata; gli amici che si lasciano trascinare dal branco pur avendo buoni propositi ma senza carattere nè forza di volontà.... Insomma il film si presta davvero a molte riflessioni nella sua semplicità persino scontata di come si svolge alla fine il film.

BIRDMAN (2014)
Riggan Thomson è una celebrità decaduta, un attore che disperatamente tenta di allontanarsi dalla figura che tanto lo ha reso celebre, il supereroe Birdman. In verità, nella sua vita reale, questo uomo striscia e non vola più: economicamente fallito, una famiglia allo sbando, dei rapporti di convenienza, un uccello spiumato. In quel momento appare Shiner, un attore che usa Riggan come trampolino per prendere il volo nella sua carriera. Shiner recita con tutti nella vita reale,  quando si trova sul palcoscenico fa tutto meno che fingere. Riggan invece ha perso il suo Ego che si era identificato con il personaggio del supereroe e non sa più chi è. Subisce una crisi di identità. Riggan cade in quella trappola di Shiner: vuole essere se stesso anche sul palco scena, ma l''ultimo atto prevede che dopo l'ultima battuta pronunciata da Riggan, questo debba fingere di suicidarsi sparandosi alla tempia. All'ultimo momento, però, Riggan sostituisce la pistola giocattolo con una vera e si spara. Scampa la morte pe run pelo, si sveglia in ospedale e sorpresa:  il suo manager Jake gli dice che lo spettacolo è stato un successo, e che perfino la Dickinson è entusiasta: ora tutti lo adorano, compresa la figlia, e migliaia di fan mostrano il loro amore... perchè la gente ama la verità e cioè la distruzione di una persona. Riggan in quel momento vuol davvero morire o forse vivere davvero? Apre la finestra dell'ospedale, sente il richiamo degli uccelli, guarda Birdman allo specchio e lo trova silenzioso e triste... esce sul parapetto della finestra ed è pronto finalmente a volare... Poco dopo, sua figlia rientra nella stanza, non lo trova e vede la finestra aperta: temendo il peggio si precipita a guardar fuori, prima giù verso la strada, poi, sentendo in lontananza lo stridere di un rapace, alza lo sguardo al cielo e sorride.  Riggan deve anche fare i conti con la figlia Sam, ex tossicodipendente, con la quale ha un rapporto molto instabile poiché lei lo accusa di non essere mai stato presente nella sua vita.... vivrà ancora lui per far volare quel uccellino di figliola che non ha imparato a volare e non desidera altro che sentire le ali del padre?

JOKER (2019)
"Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io che cosa ottieni: ottieni quel cazzo che ti meriti". Con queste parole Arthur Fleck (Joker) sintetizza l'essenza del suo personaggio, anzi il prodotto sociale della sua personalità, perchè è stato bullizzato dai giovani senza scopo, malinteso da compagni di lavoro, licenziato senza un motivo e senza poter dare una spiegazione ad un datore di lavoro, strumentalizzato dai media, usato come giocattolo figlio da una madre psicotica, in poche parole creato e nutrito da illusioni e delusioni, maltrattamenti fisici e psichici. Non fa ridere ma è motivo di burle e scherno del pubblico che lo deride. In questo film la figura del Joker ha il fascino psicologico di farci comprendere come si costruisce una follia attraverso le ragioni mancate e  le ingiustizie. Il Joker incarna la follia di una società che prima lo crocifigge come un Cristo e poi lo adora come un Dio (lo stesso che capitò ad un certo Gesù di Nazaret). Ma quando la follia è collettiva la si chiama religione o conquista o governo o moda o TV o social network, allora è da domandarsi come fece il Joker: " Riguarda solo me o stanno tutti impazzendo?"... Quando la follia è collettiva poi nessuno è colpevole, nessuno sa niente, non si sa da dove viene il male sociale, il folle appare allora quello che capisce ed ha ragione, quello diverso, quello che non si vuole omologare alla massa, quello che vede chiaro la situazione e comprende dove si nasconde la bontà (ragione per cui il Joker risparmia la vita del nano, un altro Joker o scherzo della natura) e qui si confonde il pianto col sorriso, quella voce che fa del Joker un inno alla follia ragionevole lungo tutto il film, un tic nervoso che lo immortala con quel suono memorabile ed inconfondibile che confonde tutto e tutti senza che nessuno capisca che lui infondo ha una ragione: "La parte peggiore di avere una malattia mentale è che le persone si aspettano che ti comporti come se non l'avessi".

CONDANNATO A MORTE (1995)
Basato sull'omonimo romanzo autobiografico di suor Helen Prejean. Il titolo, Dead man walking è preso dall'espressione che comunemente usano i carcerieri americani per annunciare il tragitto che il condannato a morte compie fra la sua cella e la sala dell'esecuzione (l'uomo morto che cammina).
   Matthew Poncelet, condannato a morte per stupro e duplice omicidio continua a professarsi innocente e scarica tutta la responsabilità sul presunto complice, che "se l'è cavata" con l'ergastolo perché ha avuto un difensore migliore. Nel buio pesto di questa situazione Suor Helen viene scelta da Matthew come suo "consigliere spirituale", vale a dire l'unica persona che può assistere un condannato a morte nei suoi ultimi sei giorni e che può farlo fino all'ultimo istante (il numero 6 è simbolo dei giorno in cui Dio creò l'uomo e qui altri 6 giorni per salvarsi). Tra i grandi temi da riflettere su questa vicenda, due sono di vitale importanza, uno morale: la pena capitale e poi l'altro spirituale: la libertà interiore che equivale alla verità. Vediamo alcuni spunti e dubbi essenziale per l'approfondimento di queste due tematiche:
- Il primo è la pena di morte, assurda in quanto ti puniscono con lo stesso delitto per cui sei stato accusato (la legge del taglione: occhio per occhio e dente per dente, quindi morte per morte), questa procedura non lascia spazio al pentimento e tanto meno alla riparazione o la riabilitazione della persona accusata. Se, come dice suora Helen "Ogni persona vale più della sua peggior azione", la pena di morte non ha nulla di umano. Ma che cosa ha di umano una persona che uccide a sangue freddo e quasi ne prova piacere nel far soffrire le sue vittime? Difficile appellarsi alla giustizia divina (l'uomo ha diritto alla redenzione) quando quella umana non è presa più in considerazione (l'uomo che si comporta peggio di un animale). Sono ben 36 Stati su 50 che compongono gli USA che applicano la pena capitale di morte.
- Il secondo filone tematico è la coerenza dell'uomo con la sua coscienza, quindi la giustizia umana potrebbe tradirti ed accusarti ingiustamente, ma è assurdo che tu ti tradisca mentendo a te stesso, questa è la ragione del perchè suor Helen cerca di far comprendere a Matthew che dichiarandosi innocente uccide due volte il dolore delle vittime ed uccide soprattutto se stesso. Lui riesce a vedersi innocente nel cuore di questa donna, non perchè lo sia, ma perchè lei comprende che lui è a sua volta vittima di una mancanza di affetto, di amore, di comprensione, di dignità, valori che se avesse avuti non li avrebbe distrutto in quella coppia che ha assassinato e stuprato. Matthew negli occhi di Helen si guarda innocente e si sente perdonato, non dagli uomini, non dalla giustizia, ma dalla sua stessa coscienza, è allora che riesce a confessare la verità e chiede perdono al dolore dei parenti delle vittime. Muore con la dignità che non ha avuto in vita. La confessione ha un potere guaritore e psicologicamente liberatorio, non è un potere sacramentale ecclesiastico per avere in mano la coscienza delle persone. La Chiesa ha fallito impostando il sacramento della confessione come una lavatrice dove uno schiaccia dei bottoni (riconoscimento, pentimento, penitenza, riconciliazione, ecc...) e tu vieni ripulito dalla tua immondizia senza poi fregartene nè di chi hai tradito nè tanto meno di Dio che è un lava panni sporchi, quel che conta è apparire puliti più che rimediare alla sporcizia che abbiamo gettato negli altri. Dire ad un altro i tuoi peccati non serve per umiliarsi e tanto meno per avere un potere (sacramentale) di rimettere i peccati altrui (questo è l'aspetto superstizioso della confessione), ma è il sentirsi compreso, capito ed amato così come sei, anche nel tuo male, senza essere giudicato, ecco è questo ciò che guarisce l'anima: è  misericordia, amore materno, allora agisci e rimedi, cerchi di fare del bene dove hai fatto del male. Non serve a nulla dire a Dio in preghiera i tuoi peccati: lui non risponde, non parla, è parlare da solo con te stesso, non agisce, non funziona; tutto ció che non si incarna (come il Verbo o Cristo nell'Uomo) non è divino, ragione per cui confessarsi, aprire il proprio cuore ad un altra persona (qualunque essa sia, basta che ti comprenda) questo è sacramento, è divino, è salvifico. Ti liberi di te stesso e anche dal prete che ti obbliga a confessarti. Non è un caso che è una suora (non abilitata alla confessione sacramentale) e non un prete a portare quest'uomo alla redenzione della sua coscienza. Confessore è chi comprende e ti ama, non chi ha ricevuto un ministero da parte di chissà quale istituzione religiosa che non può arrogarsi il potere di avere in mano i poteri di Dio cioè dell'amore che sono al servizio di tutti gli uomini.

PARADISO AMARO 
Paradiso amaro (The Descendants) è un film del 2011 diretto da Alexander Payne, con protagonista George Clooney.
Il film è basato sul romanzo di Kaui Hart Hemmings Eredi di un mondo sbagliato 
QUANDO LA FAMIGLIA DIVENTA IL TUO ESILIO
In questo film se possiamo scavare in profondità dentro la psicologia e i sentimenti di uomini comuni, troviamo un dramma comune: chi dedica il tempo al lavoro e perde di vista la famiglia, poi attraverso una tragedia famigliare (la moglie subisce un incidente che la porta al coma irreversibile) lui si ritrova con due figlie che non aveva finora viste nè curato nè prestato attenzione. Venne a conoscenza che la moglie nella sua solitudine aveva trovato un amante e il tutto diventa una tragedia di rancore. Una donna sul letto di morte che viene accusata insultata e diabolicamente PERDONATA per le sue debolezze ma a chi NESSUNO chiede perdono, come tante donne trascurate che finiscono per dimenticare se stesse e buttarsi nelle braccia di falsi amanti o sport estremi dove si perde la vita cercando un brivido ormai mancante di vita.

QUANDO LA NOTTE (2011)
Un libro che Daria Bignardi ha giudicato “pieno di una tensione che non si placa mai, come in certi amori che fanno male”. L'ambientazione in montagna con i suoi precipizi e la solitudine sono ideali per incarnare alcuni temi scottanti: i traumi infantili di un misogino che odia le donne in cui proietta l'abbandono della madre e lei una madre che mette a nudo un tabù di cui pochi parlano: la crisi del post partum, dove la donna si sente spaccata nella sua bellezza nella sua indipendenza nella sua sensualità. Lui ama in lei la donna che vuole abbandonare il figli ma per questo la odia e lei vede in lui l'uomo che non la giudica per questa sua disperazione materna smarrita. Sono due persone vuote che si inganno di colmarsi l'un l'altro... infatti il film finisce con una scena a mio avviso squallida: si trovano dopo lunghi anni per consumare un atto sessuale che sigilli il vuoto di cui si sono resi complice, rendendo anche quell'amplesso sessuale fortuito ambiguo maniacale e compensatorio, il tutto avvolto da un illusione di amore che amore non è.

L'UOMO CHE VENNE DALLA TERRA (2007)
Il giovane professor John Oldman si prepara a traslocare e i suoi colleghi docenti accademici si presentano per salutarlo. Nessuno sa il motivo per cui abbandona una brillante carriera finchè lui confessa loro di essere un uomo della preistoria, un Cro-Magnon di 14000 anni sopravvissuto, probabilmente (come suggerisce Harry), grazie ad un’ottima capacità di rigenerazione cellulare. Infatti loro si sono accorti che John non invecchia e il suo racconto storico li colpisce senza però sommergerli nel dubbio di essere presi in giro. 
I docenti sono un piccolo compendio di ciò che è la conoscenza:

  • Harry (un biologo) 
  • Edith (una studiosa di Scritture Cristiane o teologa), 
  • Dan (un antropologo)  
  • Sandy (una dottoressa in storia, innamorata di John)
  • Art, (un archeologo)
  • si unisce a una giovane e curiosa studentessa che era in compagnia di Art
  • e, in seguito, anche il Dottor Will Gruber, (psichiatra)
John racconto loro la storia dell'umanità, mette in risalto alcuni eventi storici altri mitologici, persino la sua conoscenza di personaggi famosi (Colombo, Van Gogh, Hammurabi, Buddha, Mosè, Voltaire, ecc...) fino al punto di rottura di tutta la storia: Gesù, anzi lui era Gesù ma quello vero non quello che poi hanno inventato attraverso gli eventi e i bisogni della società. Il film è intellettuale, quindi niente effetti speciali, lento ma coinvolgenti per mente lucide, dialogo sempre teso sul filo del rasoio razionale. Piccoli accorgimenti da cui prende spunti:
  • L'unica a soffrirne di più è la teologa, Edith, piange, agisce in modo nervoso, moralista, ovvio qualora John dicesse la verità tutto il suo mondo crollerebbe. Eppure così moralista si sbilancia con delle battutine a doppio senso, segno della sua sensualità repressa che non donava nessun decoro per la sua età.
  • Art che pur essendo archeologo dovrebbe essere affascinato dell'antichità è il più intransigente, persino adirato, alla fine offeso, come se l'archeologia di cui è un erudito fosse affascinante soltanto come ipotesi (archeologo ma va a giro con le giovincelle molto tenere)
  • L'unica non professionista, la studentessa, era aperta, apprendeva mentre i docenti ormai chiusi nella loro conoscenza sempre diffidenti alla difensiva delle loro certezze.
  • Sandy fu l'unica che rimase affianco a John, perchè l'amore è l'unico a credere fino infondo e se pur avendo dei dubbi, come l'amore, ci mette anche la fiducia (Fede) infatti soltanto lei va via insieme a John, tutti gli altri vanno via delusi. 
  • Gruber lo psichiatra, è l'unico che si spinge ad atteggiamenti da psicopatico e alla fine muore fulminato d'infarto dalla certezza di una verità che scopre nei racconti di John (quando l'inconscio affiora uccide sempre: il padre è la ferita dell'inconscio, John era il padre di Gruber).
  • Dan pur nel dubbio elabora sempre i racconti di John, come antropologo ama l'uomo e sa che tra le righe false o fiabesche c'è sempre una verità. Di fatto resta con quella pietra (
     un bulino risalente all'epoca magdaleniana) come testimone del beneficio del dubbio. 
John oldman (gioco di parole in inglese: uomo vecchio come cognome) gli sconvolge, li emoziona, li turba e li disturba... mette in crisi la loro vulnerabilità mortale e decide di far passare tutto per uno scherzo, un suo esperimento studiato per creare un libro. A questo punto tutti vanno via, chi deluso, chi arrabbiato, chi sconfitto, chi muore, soltanto Sandy (l'amore) resta e continua il viaggio insieme a John. 

MAL DI PIETRE
Mal di pietre (Mal de pierres) è un film del 2016 diretto da Nicole Garcia, con protagonista Marion Cotillard. Il film è un adattamento del romanzo Mal di pietre della scrittrice italiana Milena Agus. 
E' la storia di Gabrielle, affetta di una sorta di passione platonica allucinante che la porta a crearsi nella fantasia un amore assoluto per lo più inizialmente irraggiungibile. Mette in fuga gli uomini su cui si invaghisce con lettere passionali, erotiche e compromettenti. Questo la rende una pazza immaginaria agli occhi della comunità.  Gabrielle è stata costretta dai genitori a sposare José, un uomo buono e onesto, sperando che in questo modo la donna smetta di fare parlare di sé e diventi agli occhi di tutti una donna rispettabile. Il matrimonio è di convenienza, Jose non si spaventa, ha un animo di piombo e un cuore d'oro, capacità unica da soportare, reggere e alla fine se non guarire almeno tiene a bada la follia di Gabrielle. Lei lo sfida dicendogli che non lo ama, ma lui le tiene testa dicendo che neppure lui la ama: il loro rapporto si regge non nell'amore ma nel rispetto degli spazi e della libertà dell'altro. 
Dopo le nozze, per molto tempo tra i due non si instaura alcuna vita sessuale; ad un certo punto Gabrielle, conscia del fatto che il marito frequenta i bordelli, gli propone di produrre lei stessa i servizi di cui egli usufruisce abitualmente nelle case chiuse. In questa scena Gabrielle si concede sessualmente perchè svolge un ruolo impersonale, anche se di puttana, a lei basta che sia un ruolo, come nella sua immaginazione, le è un personaggio, come i romanzi di cui è attratta ed affetta mentalmente. 
Afflitta da "mal di pietre", i calcoli renali, la donna non riesce a diventare madre e le viene prescritta una cura termale, recandosi così in un stabilimento per alcune settimane. Da sola Gabrielle dà sfogo alla sua schizofrenica fantasia e si invaghisce come al solito di un altro paziente terminale con il quale crede di avere la storia d'amore da tanto sognata. Josè ne viene al corrente e per "amore" la lascia che viva quelle sue allucinazioni ma s'infiltra dentro quelle allucinazioni e fa sì che sua moglie resti incinta. 
Gabrielle con gli anni scoprirà che l'amore da tanto cercato ce l'aveva da sempre accanto a Josè, scoprirà che quel figlio è loro, che è ora di tornare alle origine, nell'immagine simbolica tornando al paese di origine di Josè, mai visto dopo la guerra, guerra vinta contro le allucinazioni schizoidi della moglie che ormai vinte danno la tregue per tornare a casa. 

FERRO 3 - LA CASA VUOTA (2004)
E' un film per intenditori, basta sapere che Il regista Kim Ki-Duk è uno specialista nel cogliere l'invisibile, l'attimo fuggente, svelare il nascosto ricoprendolo di mistero (quindi ri-velarlo), lui era un pittore (il cinema arriva alla sua vita in tarda età) per ciò il suo tocco magico sta nel saper cogliere il tutto senza prendere nulla di preciso. In questo film si narra la storia di un amore tra i due protagonisti di cui (guardate il caso) non si pronuncia mai il loro nome nelle vicende: Lui Tae-suk un ragazzo che impara nel carcere l'arte dell'illusionismo, sa muoversi tra le ombre e le angolature degli oggetti come un ombra ninja senza farsi mai vedere, in questo modo riesce a vivere nella casa della sua amata Sun-hwa, lei, sposata con un uomo che non la merita e non la tratta come a dovere,ma lui  le dona quello che tutte le donne infelici sognano: un amante invisibile, un amore platonico, un compagno fantasmagorico perfetto e di fatto Lui si comporta come tale: la tratta come una regina, le fa mille attenzioni, lava i piatti, ripara i guasti domestici, la coccola persino in presenza di un marito altrettanto invisibile perchè mai presente in maniera giusta per lei, ma in quella casa vuota c'è una pienezza di una more invisibile. L'amante non va mai dichiarato, di fatto prima lei scappa con lui ma il marito crede che sia stato lui a rapirla, lui ha cercado in precedenza di difenderla dalle violenze del marito aggredendolo con una raffica di palline di golf colpite con una mazza di golf numero 3 (ecco perchè il titolo originale del film è Ferro 3). A colpire nel film è il silenzio, pochissimi dialoghi, il tutto fa eco alla solitudine dei personaggi, la vita di Tae-suk che entra nelle case vuote e per momenti ruba la loro vita facendo finta di essere il padrone (appunto di case vuote); le foto che si scatta in quelle case sono il culmine della curiosità con cui si esplora il vuoto umano in cerca di una pienezza di amore che alla fine vine colmata. Questo film nella sua semplicità è immenso, ci fa percepire come l'amore alla fine sia come l'aria: invisibile ma vitale, impalpabile ma tocca ogni fibra della nostra essenza. 

I MAORI NON ERANO COSI 
Once Were Warriors - Una volta erano guerrieri (Once Were Warriors) è un film del 1994 diretto da Lee Tamahori ed interpretato da Rena Owen e Temuera Morrison. Il film, basato sull'omonimo romanzo di Alan Duff, denuncia, in maniera brutale e realistica, le condizioni di degrado di molte famiglie disagiate residenti nella periferia di Auckland, in Nuova Zelanda, la maggior parte delle quali di etnia māori. Come già accaduto per i nativi americani, o per gli aborigeni australiani, i protagonisti sono segnati da un destino di alcolismo e ghettizzazione, relegati in fatiscenti periferie, lasciati soli a incattivirsi e a sbranarsi l'un l'altro.

UN FILM CHE COLPISCE ALLO STOMACO
È il ritratto dello squallore di vite emarginate e precarie, distrutte dall’alcool e dalla violenza, senza valori, persino l'amore di lei per il suo uomo è una dipendenza assurda, quasi masochista. La famiglia protagonista è succube di un patriarca violento la cui grandezza è fare il bullo e fare spazio agli amici (once were warriors: una volta era un guerriero vero adesso è un bruto picchiatore e basta). Alcolizzato e senza lavoro fisso, ha sfornato cinque figli di cui non si cura minimamente, a stento si ricorda della loro esistenza e dei loro nomi. Il figlio maggiore trova la famiglia in una gang di delinquenti, il secondo va in riformatorio causa frequentazioni di ladri, altri due figli piccoli di cui la Sorella ne fa la tata, lei una ragazza d'oro, l'unica figura a risplendere di bontà dolcezza giudizio in tutto quel caos, lei l'unico fiori che cresce in mezzo a questo letamaio, ma cade nella violenza carnale dello zio e la fa precipitare nel suicidio. Allora solo la morte risveglia la madre e la spinge a disintossicarsi di quel uomo di quel amore assurdo e tornare con i figli rimasti nella tribù di origine, i maori. Il film sembra ambientato nei più bassi sobborghi di america, invece strano a dirsi è ambientato nella nuova Zelanda. La finale poi come da aspettarsi l'apoteosi della caduta di un uomo che usa la violenza per nascondere solo debolezze umane.


RITAGLI DI UNA SOCIETÀ SPEZZATA
Ken Park è un film drammatico del 2002 di Larry Clark e di Edward Lachman. Il film racconta la storia di tre ragazzi e una ragazza che vivono a Visalia, nello Stato della California. Una mattina il giovane Ken Park (vero nome di uno skater professionista degli anni ottanta) si reca a bordo della sua tavola da skate nello skatepark cittadino. Una volta sedutosi, il ragazzo estrae dallo zaino una telecamera, puntando l'obiettivo verso il suo viso. Mentre registra la scena, Ken estrae dallo zaino una pistola, con la quale, mentre sorride, si suicida sparandosi alla tempia. La sua morte viene utilizzata per impostare il resto del film, che segue le vicende di quattro altri ragazzi con cui Ken era solito uscire: Shawn, Claude, Peaches e Tate.

Un film emozionalmente macabro, amorale, reale fino alla crudeltà, ambiguo, lacerante, una visione diametralmente opposta tra i valori perduti della famiglia inesistente e i sogni giovanili infranti, abortiti già al suo nascere. 
Una bambina abbandonata alla tv i cui modelli di crescita sono i sedere nudi di ballerine è il riflesso di una madre assente, apparentemente con una famiglia perfetta, invece lei amante del fidanzato della figlia maggiore, Shawn, che vive il sesso a bruciapelo, da adulto pur minorenne: salti mortali emozionali che lo catapultano in un mondo dove gli adulti non sono cresciuti e i giovani ne fanno le veci. 

Claude, amante dello skate, vive in una baracca fatiscente in balia del padre alcolizzato che lo disprezza, definendolo poco virile; un padre la cui virilità è inutile, solo procreativo, un TUBO UMANO che mette incinta le donne e svuota direttamente nel cesso le birre che scolla (immagine davvero patetica: beve e piscia, la durata dell'azione rende l'uomo un oggetto, una tuberia, una cosa. Ma spesso chi accusa di effeminato gli altri ha un omosessualità latente, e di fatto in preda all'alcool cerca di dimostrare al figlio l'affetto mancato con l'unico modo che sa di amare un bruto: il sesso animale. Claude inorridito del padre che vuole abusare di lui, fugge di casa.

Peaches, orfana di madre, vive da sola con il padre: quest'ultimo, un individuo strambo, pieno di manie ed estremamente religioso: usa la morale come scusa per i suoi istinti pedofili ed incestuosi, costringendo con la fede e la paura mistica a portarsi la figlia al letto. Vede nella figlia la moglie morta ed uccide nella figlia l'anima di questa rendendola sua schiava sessuale. 

Tate, un ragazzo sadico e mentalmente instabile, vive con i nonni e un cane con tre zampe che lui ha chiamato Zampa. Pur ricevendo dai nonni affetto ed attenzione, lui li tratta come al cane a cui ha rotto la zampa: li uccide. E' uno squilibrato che per avere piacere deve farlo passare attraverso il dolore e l'ansia della morte (come dimostrato dal suo autoerotismo masturbatorio di asfissia), era logico che uccidesse chi più li rendeva piacere e alla fine anche se stesso.

Shawn, Claude e Peaches si incontrano e hanno un rapporto sessuale a tre, riprendendo il tutto senza problemi: questa scena è paradisiaca, bella, finalmente uno spruzzo di bellezza in tanta crudeltà. Loro sognano un posto dove essere liberi e felici, invece in quel momento lo erano senz'accorgersene. Sono giovani tra giovani, vivono le passioni fatte per loro, alla loro altezza emozionale, alla scoperta vera della propria identità e non quella degli altri adulti perduti. Negli altri rapporti sessuali loro si perdono in se stessi, qui invece si ritrovano se stessi. Questo giovani non credono a nulla perchè non hanno NULLA o Nessuno che li abbia dimostrato l'amore in cui credere.

Il film mostra infine la scena subito prima del suicidio di Ken Park: il ragazzo, che ha messo incinta la sua ragazza, sta seduto a parlarle e al suo suggerimento di abortire, la giovane chiede a Ken se rimpianga che sua madre non lo abbia abortito. Il ragazzo non risponde alla domanda e poco dopo si uccide... Uccidendosi risponde: non ho genitori, non sarò genitore. Una società dove si partorisce come animali, ma dove non si fa crescere l'anima, una società morente, zombi, artificiale.

IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI (2011)
LA PIENEZZA DELLA VACUITÀ
Un film tosto, credo anzi crudele. Se la famiglia è la società in miniatura si dimostra perchè il paese e la nazione è allo sbaraglio: il film ruota attorno alla vita dei ragazzi, specialmente 2 (Zazà e veleno), smarriti nella loro spensieratezza, dietro i quali non ci sono genitori portanti ma soltanto mamme infelici, incarnate nel personaggio di Annalisa, ninfa e Madonna dei capelli lucenti ma votata all'autodissoluzione: fattasi carne di piacere, di sesso anche per i ragazzini che voglio fare gli uomini soltanto con il loro pene (la scena della masturbazione di gruppo è squallida, le birichinate hanno il sapore dell'ironica scelleratezza, ma questa non è più una birichinata, è un azione che non sa di nulla, di grottesco semmai). Spose infelici perchè in preda a dei ragazzini che sognano futuri inesistenti: diventare calciatori quando sono i ragazzi strumenti illusorio di un finto allenatore. Per non parlare del declino culturale e qualunquismo politico che si intravvede soltanto alla tv.
Se volete approfondire la superficialità provinciale e rurale allora questo film fa per voi. Consigliato a rischio di depressione!.

E ORA PARLIAMO DI KEVIN (2011)
QUANDO AMARE NON PRODUCE CHE ODIO
Un film sconcertante, al centro del dramma ci sono alcune tra le domande che più scuotono l'identità femminile: come gestire la responsabilità della maternità? come rinunciare senza rimorsi e rimpianti a se stessa, alla propria carriera, alla città che si ama per concepire un figlio che poi incarna questa morte di se stessa al punto tale di avere un figlio demone distruttivo? Quando l'amore non solo non basta ma sembra che dia i risultati opposti: la morte!. Un film che scava i meandri più labirintici della psiche umana, basta una frase di Kevin alla madre:

"Solo perchè ci si abitua a qualcosa, non vuol dire che ci piaccia... Come tu con me!"

 Quello che più mi manca è tornare a casa ed offrirti il racconto delle amenità della giornata, come un gatto che deposita un topo ai piedi del padrone: il piccolo ed umile dono che le coppie si riservano dopo aver pascolato in differenti giardini.

LAUREATA ... E ADESSO? (2009)
IL LAVORO NOBILITA L'UOMO MA LO SCHIAVIZZA
NON AVERE LAVORO E' UMILIARLO ED UCCIDERLO
Tema del film sono la disoccupazione e il precariato giovanile. "le faremmo sapere" così si chiudono decine di porte dove lei non trova lavoro dopo una preparazione degna, ma indegno è il mondo del lavoro dove, prima devi spendere il meglio della tua vita per prepararti (intorno ai 25 anni) e poi quando sei pronto per molte fabbriche sei già vecchio. I posti? occupati dai raccomandati non dai competenti. In un futuro incerto, costretti a vivere con i genitori, i problemi dell'amore non scampano la protagonista che però diventa un amore precario come il lavoro. Tuttavia, la deludente esperienza le insegnerà quali sono i veri valori e le cose importanti nella vita, compresa un'inaspettata storia d'amore.

THE READER (2008)
Emblematico, una linea sottile che va dall'amore idilliaco di questi due personaggi alla crudeltà che si cela dietro il passato di lei, dall'innocenza con cui lui viene iniziato da lei all'amore alla colpevolezza mai confessata di lei. Lei , Hanna, rappresenta la condizione morale e psichica della Germania nazista, che antepone il senso del dovere a qualunque altra cosa persino all'etica, per questo lei doveva compilare le sentenze a morte degli ebrei, era un dovere e basta... questo atteggiamento tipico nazista dimostra l'analfabetismo etico che non sa leggere sentimenti altrui. Lei è il simbolo dell'analfabetismo morale, etico e sentimentale della Germani nazista Hitleriana. Lei non riesce a confessare il suo limite, la sua ignoranza, anzi lei non vede colpa in questo, persino si assume la colpa che non ha e viene per questo condannata a vita: è la condanna del nazismo a livello culturale, costretto nel carcere del parere sociale a vivere rinchiuso in un etichetta di colpevolezza e come Lei, imparare a leggere libri nella sua cella, imparare a rivedere la storia. Lei impara grazie all'amore di quel ragazzo verso cui lei sprigiona quel unico suo spiffero di umanità: un amore difficile da leggere tra le righe, lo si vede quando lui ancor bambino le chiese se lo amava, lei non rispose che annuendo timidamente. Lui diventa avvocato ma non può liberare un amore libero, questa la sua condanna: segue in silenzio mortale come spettatore la condanna di lei in tribunale. Ma è l'amore di Michael a far uscire lei non dalla prigione ma dalla sua chiusura mentale: lei impara a leggere tramite i libri che lui nei nastri legge ad alta voce per lei. E' la voce della coscienza che porterà ad Hanna alla sua liberazione: il suicidio, emblematico, direi un'immagine sublime, perchè lei per impiccarsi ha bisogno di salire su quei libri che ha imparato a leggere, sono il piedistallo su cui lei raggiunge anche la forca. La cornice si chiude con un altra immagine tenera e significativa: Michael porta in gita la sua figlia, ripercorrendo i passi su cui aveva fatto la stessa gita nei giorni di amore con Hanna. Si giunge ad na chiesa dove Hanna aveva sentito le voci di un coro ma adesso Michael capisce che Hanna ascoltava altro: le grida di dolore di quegli ebrei che lei aveva fatto uccidere dentro una chiesa in un rogo. Michael infatti porta il corpo di Hanna e lo seppellisce accanto a quella Chiesa dove il silenzio fonde le voci sia del coro dei bambini che le grida dei morti ebrei, mentre in sottofondo lui racconta la storia d'amore e crudeltà a sua figlia... questa storia darà anche pace alla figlia che si sente in colpa per l'assenza del padre, ma adesso lui spiegherà a lei il perchè è stato così sempre un uomo assente: non ha fatto altro che leggere a voce alta la VERITÀ per sconfiggere l'ANALFABETISMO umano. 

STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI (2013)
La pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo Storia di una ladra di libri, scritto da Markus Zusak nel 2005. Difficile parlare dell'ennesimo film che attraverso i campi di bombardamento della seconda guerra mondiale senza ripetersi nella solita atrocità. Questo film si distacca per alcuni particolari importanti, il valore dell'anima tedesca che non si è perso nella guerra:
Ci fa vedere come molti tedeschi odiavano Hitler, non erano d'accordo con la guerra, si sentivano tedeschi anche se ebrei ed era la gente semplice, il popolo e come al solito su di loro caddero le bombe le rappresaglie e l'ignoranza del sistema. Quella bambina,  Liesel Meminger, ne è l'emblema, abbandonata dalla madre (la patria) ma per salvarla perchè era perseguitata; adottata da un altra famiglia (una patria senza terra, a famiglia di Hans e Rosa Hubermann). Impara a leggere in un libro funebre (impara con la morte la vita) e di fatto il film viene raccontato da una voce: quella della morte che racconta con delizia come sia stregata da questa malattia umana di voler vivere. 
   Hans è un uomo d'animo buono, la sua fisarmonica lotta contro i rumori delle bombe, contro il silenzio surreale della guerra, solleva gli animi e lo spirito di morte nei momenti più tristi. Rosa spruzza amarezza in ogni sua azione ma la bambina e il dolore la addolcirà. Accolgono in casa di nascosto un giovane ebreo, Max, eppure erano tedeschi. Max ha un libro, la storia di Hitler, sa che Liesel ama i libri ma quello non ne è adatto a lei quindi imbianchisce tutte le pagine e glielo regala come nuovo: sotto quella vita di Hitler lei scriverà la loro vita, un immagine poetica di come si possa risollevare la storia umana e riscriverla di nuovo. Oltre a questo Max insegna a Liesel a scrivere o descrivere con gli occhi danno alle sue parole il potere della luce dell'anima (stupenda la protagonista, ideale con il suo sguardo grande e luminoso, occhi espressivi come finestre immensi su una balconata):
“Nelle mia religione ci insegnano che ogni essere vivente, ogni foglia, ogni uccello, sono vivi solo perché contengono la parola segreta per la vita. È l’unica differenza tra noi e un grumo di argilla. La parola. Le parole sono la vita, Liesel. Tutte quelle pagine bianche le regalo a te per riempirle.... Dillo a parole tue. Se i tuoi occhi potessero parlare, cosa direbbero?..... Riuscirai sempre a trovarmi nelle tue parole, è là che vivrò.” Furono queste le parole lapidarie di Max scolpite nello sguardo di Liesel. 
E poi da non trascurare l'amore tra Rudy e Liesel, tedesco ed ebrea, un amore puro da fanciulli che si chiude con un bacio della morte, dove lei coglie l'ultimo respiro nobile di un bambino tedesco morto nei bombardamenti. Celebre tra di loro alcuni dialoghi:
“- Rudy: Stai rubando libri? Perchè?
- Liesel: Se la vita ti ruba qualcosa, a volte devi riprendertela...” 

LO SCIACALLO (2014)
Un ragazzo che ruba per vivere, cerca lavoro senza successo, come tutti si dà da fare, finchè scopre un altro modo di vivere, fare il reporter: rubare emozioni per venderle alla TV, filmati di incidenti, sparatorie, furti, ecc... dove quello che è più visto è il dolore, la paura, il terrore, un mondo quindi di sciacalli e prede psicologicamente malate sia di protagonismo che di cattiveria da distribuire allo schermo e far vedere ai telespettatori. 
Il nocciolo del film è la più crudele delle realtà dei giornalisti: hanno bisogno di notizie, di eventi, di dare in pasto agli affamati di cattiverie e di paure delle notizie crudeli e sanguinose. Infatti Lou è presente dove c'è sangue. E quando non c'è cattiveria da far vedere? allora la si crea, la si inventa, non importa se non è la verità, il giornalista deve vivere anche a costo di mentire, ecco la falsità del giornalismo a cui non interessano le risposte vere ma le domande anche false che pone al pubblico, mentre il pubblico abbocca sempre basta che ci sia sangue. I TG sono un covo di nevrosi, vivono soltanto del male altrui. Questo film mette in luce l'angolo più buio di chi vive di notizie, di telegiornali, di pettegolezzi: siamo vampiri di cattiveria, assettati di novità maligna, ci piace il male da digerire, da vedere, da sparlare, da pettegole.... siamo sciacalli di emozioni e disgrazie altrui. 

IL VIOLINISTA SUL TETTO (1971)
Tratto dall'omonima commedia musicale andata in scena per la prima volta a Broadway nel 1964, ambientato in un immaginario shtetl ebraico della Russia zarista (Anatevka) nel 1905. È tratto dal libro Tevye and his Daughters (o Tevye the Milkman), in italiano Tevye il lattivendolo ed altre storie, di Sholem Aleichem.
Nell'Ucraina, allora parte dell'Impero russo, un povero contadino ebreo Tevye, padre di cinque figlie, e sui suoi sforzi per mantenere la sua famiglia entro le tradizioni religiose, fuori delle influenze esterne che incombono sulle loro vite. Tevye si trova ad affrontare infatti alcune pesanti situazioni: le tre figlie maggiori che scelgono dei mariti che via via si allontanano dalla religione degli avi e l'editto dello Zar che bandisce gli ebrei dall'intero distretto. 
Il titolo è ispirato ad un soggetto ricorrente nei quadri del pittore ebreo Marc Chagall, vale a dire il violinista che suona sopra i tetti di un villaggio. Come ci spiega il protagonista Tevye all'inizio dello spettacolo, tale figura ci ricorda le condizioni di estrema instabilità in cui si manifesta l'esistenza ebraica (ma anche dell'esperienza umana in senso generale), “costretta ad improvvisare una semplice melodia senza rompersi l'osso del collo”. Il titolo fa riferimento a un detto ebraico: il musicista costretto a suonare in condizioni impossibili (su un tetto) è come l'ebreo costretto a vivere sul filo del rasoio. 
A tratti il violinista, come la tradizione, è la figura di Dio che guida persino Tevye ubriaco nella notte a ritrovare la strada verso casa, ma è anche il Dio espulso che segue le carovane degli ebrei che emigrano senza un luogo fisso o un orizzonte sicuro. 

TURISTA PER CASO (1988)
Cosa tiene unita una coppia? si prende per scontato che sia l'amore invece la morte di un figlio mette in discussione la loro relazione: Macon è uno scrittore che si occupa di guide turistiche. È sposato con Sarah da diversi anni ma il loro matrimonio è stato sconvolto dalla morte del figlio dodicenne. A volte a tenere insieme una coppia è proprio il figlio. Sarah chiede il divorzio ma Macon cerca di dissuaderla. Nel frattempo Macon conoscere Muriel che si invaghisce di lui e grazie a lei lui rivaluta la sua vita sentimentale. Ma come avviene spesso con i complessi di inferiorità o superiorità, l'arrivo di Muriel risveglia in Sarah la voglia di stare con suo marito, ma non sarà forse il non voler vedersi sostituita? Macon disse a sua moglie una frase straordinaria: 
"Comincio a credere che non conta quanto tu ami qualcuno: 
forse quello che conta è quello che riesci a essere quando sei con qualcuno"
Macon torna con la moglie ma se ne accorge che non sono gli stessi di prima e ha capito che lei non ha più bisogno di lui, mentre lui ha bisogno di Muriel.
- "Io non penso che il matrimonio dovrebbe essere così frequente com'è, anzi credo proprio che dovrebbe essere un'eccezione alla regola. Certo, la coppia perfetta si può sposare, ma qual è la coppia perfetta?" (Macon a Muriel).
Il turista per caso non sa distinguere tra il dovere di farlo, come Macon per lavoro, e il piacere di scoprire. Dover conoscere se stessi, ecco dove c'è il vero viaggio turistico per caso e per dovere. Infatti: Macon Leary era determinato nei suoi modi.
Il modo in cui visse, pensò e lavorò.
Immaginò che sarebbe stato così per sempre.
Fino a quando un'insolita donna gli mostrò il modo in cui avrebbe potrebbe essere.



OLIVER TWIST (2005)
Tratto dall'omonimo romanzo di Charles Dickens. Polanski fa un adattamento letterario con cura e precisione nel focalizzare la storia centrale, ragione per cui, pur non essendo fedele al libro nello svolgersi di alcuni eventi, taglia molti personaggi ed eventi secondari, ma peca nel non far capire la vera origine di Oliver il cui padre era un uomo ricco che lasciò proprio ad Oliver le sue fortune. Ma rivolgiamo allo scopo di Dickens: critica alla società perbenista che nel nome di Dio negli orfanotrofi non facevano altro che lo sfruttamento minorile. Fu il primo romanzo in lingua inglese ad avere come protagonista un ragazzo e uno dei primi esempi di romanzo sociale. Il romanzo mette a fuoco i mali della società: inglese ottocentesca: la povertà, il lavoro minorile, la criminalità urbana (spesso come ribellione alla povertà e allo sfruttamento) e la intrinseca ipocrisia della cultura vittoriana. Attraverso la vita di questi orfani di vede l'altra faccia di Londra, una topaia umana di povertà, degrado,e delinquenza. Molto azzeccato anche il personaggio Fang, magistrato di polizia molto crudele con gli imputati dal viso paffuto e rossastro., prepotente, non faceva mai domande di chiarimento ma ci teneva soltanto ai suoi giudizi, un po come fa una certa magistratura che impone la sua verità a qualunque costo, anche quello di coprire ogni menzogna per avere il potere in mano. 
Oliver pur essendo un reietto ha un animo nobile e un cuore puro che attira nella società borghese altrettanto persone di bontà

La luce sugli oceani (2016)
Una storia di amore drammatica. Un film che ci dimostra come alcune volte l'onesta e la correttezza non siano ben comprese nè ripagate, anzi in alcuni casi non dovrebbero essere esercitate, non sempre la tua buona azione viene capita a fin di bene. Tom ed Isabel hanno preso una decisione, adottare una bambina, Lucy, pensando che l'avrebbero salvata e fatto del bene, avrebbe potuto finire in un orfanotrofio o peggio. Su quella decisione dovevano restare, ma Tom viene sopraffatto dai sensi di colpa  quando scopre il passato della bambina; Lui cerca di rimediare al suo senso di colpa, pensa a se stesso, alla sua maledetta correttezza e giustizia e finisce per rovinare la vita della moglie (Isabel, unica ad aver pensato di rifare il futuro pensando soltanto alla bambina), e finisce per cadere nelle mani della giustizia che lo tratterà ingiustamente (alla faccia di dire sempre e comunque la verità). Tom cerca di dare pace alla vera madre biologica ma questa ugualmente pensa solo a se stessa e non alla bambina. Lucy diventa un campo di battaglia, un Faro di luce tra due madri o oceani che la inghiottiscono e la fanno cadere in un trauma di identità (sono Lucy ... no, sei Grace). Quando si commette uno sbaglio lo si deve fare in modo perfetto, mantenendolo in coerenza sino alla fine, cosa che Tom non ha saputo gestire. Alla fine Lucy dimostra che il suo cuore è rimasto al faro, dove avrebbe dovuto restare dall'inizio. 

MOSQUITO COAST 
E' un film del 1986 tratto da un romanzo di Paul Theroux. Un folle e geniale Allie Fox, inventore, anticonformista e contestatore, ha un sogno: creare una società evoluta ma primitiva senza il consumismo nè il capitalismo americano. Allie lascia gli Stati Uniti con tutta la famiglia per la Mosquito Coast honduregna, dove acquista il villaggio di Jeronimo nella giungla. Lui era veramente capace e preparato ma non i suoi figli che, finora era soltanto abbagliati dalla grandezza di un padre geniale. La sua ossessione di fabbricare il ghiaccio in un mondo dove il ghiaccio poteva bene non esistere, fa sì che lui commetta lo stesso errore dal quale fugge: introdurre un modo di vivere contro la natura del posto, la sua avidità egoistica di ammirazione lo porta alla rovina. Infatti tutto sembra andare bene finchè il suo ideale (sete di accettazione ed ammirazione) non va oltre: portare il ghiaccio a comunità ancor più autoctone e selvagge. Lui poi manca di rispetto a queste persone chiamandole selvaggi, apparentemente si abbassa a loro ma mai alla pari. Trova in questo mondo selvaggio un altro inconveniente ancor più degradante e selvaggio: il proselitismo cristiano che tutto quello che non gli assomiglia distrugge nel nome Dio. La follia di Allie alla fine assomiglia però a quella del missionario e questa loro guerra santa li porterà a tutti e due alla rovina, Mentre il missionario viene nel nome di Dio, Alley invece si comporta come un Dio. Benché paralizzato, Allie, continua a tiranneggiare i suoi, imponendo loro di proseguire il suo sogno senza curarsi dei sogni altrui; essi però stavolta lo ingannano e discendono invece il fiume. L'uomo, convinto di star ancora inseguendo il suo sogno, muore fra le braccia del primogenito Charlie che disse alla fine: "Un tempo avevo creduto in papà e il mondo mi era sembrato piccolo e vecchio. Ora era morto e io non avevo più paura di amarlo. E il mondo mi sembrava senza limiti"

PARASITE (2019)
Un film dei risvolti inaspettati eppure a tutti noi ben noti: ben sappiamo che i parassiti sono organismi che vivono a spesa di un altro sembrano ospiti ma alla fin fine il loro scopo è eliminare il soggetto in cui abitano ma senza prevedere che questo eccesso di avidità li condanna poi alla loro morte. Qui i parassiti siamo noi visti in controluce: sono i poveri che nel loro servilismo vivono dalle elemosine dei ricchi, ma sono anche i ricchi che vivono a spese dei poveri perchè ciò che hanno i ricchi di superfluo non è altro che lo sfizio illecito con cui vivrebbero anche i poveri in maniera modesta e con dignità. Nel film vengono a gala gli istinti parassitari di una famiglia povera che prende pian piano con l'ingenio la furbizia e l'inganno l'identità della famiglia per cui lavora, ma il problema sorge quando un parassita viene attaccato da un altro, allora viene alla luce la sua paura di sopravvivenza e viene scoperto. Una frase del  film è emblematica: nella notte quando non sono visti escono dalle loro tane: parassiti, scarafaggi, topi e quindi ladri, stupratori, criminali. In controluce il film rivela che anche in ognuno di noi la parte nostra ombra è un parassita che trovando le condizioni adatte verrebbe fuori a compiere i suoi sogni, sfizi e perchè no anche i suoi peccati. Quell'ombra psichica viene immortalata nel film con l'ospite che resta sempre nel bunker nascosto di una casa che ospita una famiglia che si crede proprietaria del suo habitat ma mai del parassita che la abita. 

SHOPLIFTERS (AFFARI DI FAMIGLIA 2018)
In questo film vediamo un ritratto del Giappone molto reale ma quasi mai visto: non quello del lavoro, della tecnologia, dell'evoluzione, della ricchezza, bensì della povertà, della disgrazia, della disintegrazione del nucleo famigliare tradizionale, di una famiglia che fa stento a campare ma sa vivere delle piccole cose che la vita ci offre in abbondanza mentre noi pensiamo soltanto alla miseria dell'opulenza. Vivono in un tugurio, stanze senza limiti e quindi senza spazi, ma tutti con cuore aperto a tutti. Soltanto un figliolo sa ricavarsi in mezzo a quella tana le sue tane, il suo spiccato bisogno di libertà ed indipendenza, di giustizia e verità, sarà il punto cruciale e il tallone di Achille di tutta la storia. E' un film che ti lascia mille domande e poche risposte immediate. Chi è davvero la tua famiglia? quella che ti genera o quella che ti ama? non sempre queste due cose coincidono nella stessa famiglia. Una delle domande fatidiche nel film è questa: "cosa unisce due persone che dicono di amarsi?" Nel film sembra scontato che  Osamu e Nobuyo sua moglie siano uniti dall'amore invece dietro questo amore c'è anche un crimine, una compassione, un opportunismo. La nonna li ama perchè riempono a sua vecchiaia e per questo paga il prezzo di lasciarsi succhiare la sua pensione, tra l'altro questa del suo marito defunto. Nella loro povertà hanno amore da vendere, tanto da regalarlo ad una bambina, un altra trovatella che liberanno dai maltrattamenti della sua vera famiglia (e poi dicono che i figli devono stare con la loro mamma... questo  pensiero se lo sono inventate le mamme, specialmente quelle cattive), perchè i bambini devono stare invece con chi li ama. L'assistenza sociale si rivela per quello che è: un ente che gioca a guadagnare prestigio ed potere economico sulle disgrazie delle famiglie. Alla fine si rivela il perno mancante: in realtà sono tutti trovatello, si sono scelti come famiglia, non sono in verità imparentati gli uni con gli altri (tranne la nipote della nonna che fa furbescamente la prostituta per guardoni). Il titolo originale (i taccheggiatori) nasconde il fatto che anche i sentimenti a volte vanno rubati, vanno sottratti a chi ce li nega. Quando il figliolo minori si nega a rubare ed insegnare l'arte di taccheggiare a sua sorella, la famiglia si disgrega ed ogni membro è destinato a subire le conseguenze delle loro azioni. 

STORIA DI UN MATRIMONIO (2019)
In questo dramma sentimentale tutto gira intorno al mondo del divorzio, un banchetto dove avvocati e giudici come avvoltoi mangiano sul lastrico delle coppie che si battono per dimostrare che hanno amato ingiustamente, quando in realtà come l'ha intuito il marito in ballo, la coppia matura potrebbe risolvere il tutto da sola con un po di buon senso e tanto amore per quel figlio che ha bisogno di quel capitale che stanno buttando in tribunali. Il figlio diventa soltanto un campo di battaglia, l'ago di una bilancia che ha molti piatti (persino quello dell'assistenza sociale che potrebbe anche vincere i tenersi i figli). Lei è chiusa al confronto (il che denota che nasconde un errore) lui ha un torto che riconosce: l'amante, non averla ascoltata, insomma lui è un registra e lei segue il suo copione, la quando lei vuole spiccare il volo se ne rende conto di aver fatto una vita che non era la sua, la ha usato anche quella di lui per arrivarci a diventare anche lei registra: essere alla pari di lui. Una storia triste, amara, non chiara, dietro la quale si sente che è rimasto un amore tra di loro incompreso e quindi non vissuto, come lo dimostra la fine del film dove lui legge la dichiarazione d'amore che lei si era negata di rivelare e gli concede una visita extra al padre di un figlio ancor stanco e smarrito in un sonno esistenziale più che fisico. La scena cult del film per me è quando in mezzo alla riunione tra avvocati che si scannano c'è il break del pranzo, allora tutti diventano cordiali ed amici: l'ora di mangiare sulle vittime. 

I miserabili (Les misérables) è un film del 1998, diretto da Bille August e tratto dall'omonimo romanzo di Victor Hugo. Per chi ha letto il libro è un film da evitare e per chi non l'ha letto ancor di più da non vedere, perché i personaggi vengono tergiversati, mal interpretati, accostati a caratteri diversi ed azioni che non avvengono mai nel originale, quindi un interpretazione del regista davvero miserabile. 

PALMER - 2021
"Chi è la mia madre e chi sono i miei fratelli?" chiese una volta Gesù riferendosi non a coloro che lo hanno generato bensì a coloro che lo hanno formato ed amato, questa è la sintesi di questo film. Palmer dopo 12 anni di prigione vuole rifarsi la vita e la dignità; trova un bambino, Sam, altrettanto prigioniero di una famiglia travagliata tossicodipendente e violenta che lo abbandona e trascura. Palmer se ne fa carico di Sam. Il bimbo riscatta l'amore paterno di Palmer e Palmer salva Sam da un mondo ostile che non capisce la sua omosessualità già manifesta in tenera età, perché così come tu non scegli il colore dei tuoi occhi, non scegli neppure il tuo orientamento sessuale, è un potenziale con cui si nasce. Un film di redenzione e valori morali, tenero, a tratti crudele, come quando la legge giudiziaria segue le regole e non il cuore degli uomini che pretende proteggere invece li distrugge non dando il bambino in affidamento a Palmer.  La durezza di Palmer viene ammorbidita dalla dolcezza di Sam e l'incertezza di Sam viene protetta dalla rabbia di riscatto di Palmer. La madre tossica di Sam è il lato oscuro, la sua maestra buona è il motore positivo che affianca Palmer, tra la cornice di queste due donne il film racconta una storia edificante.

DRUK (2020)
Un film interessante dal punto di vista sociologico (un po meno dal lato cinematografico perchè l'ho trovo lento nel suo andamento). Il problema dell'alcolismo è oltre che reale, odierno molto delicato ed ambiguo. La vicenda nasce da una premessa apparentemente vera e persino corroborata da una ricerca scientifica: la teoria dello psichiatra Finn Skårderud, che sostiene che l'uomo sia nato con un deficit da alcol pari allo 0,05% che lo renderebbe meno attivo sia nelle relazioni sociali che in quelle psico-fisiche. E' ovvio che l'essere umano cresce con dei condizionamenti che lo rendono, chi più e chi meno, inibito e l'alccol è una delle tante forme che ci forniscono un mezzo per uscire da questa gabbia inconscia di chiusura. Inizialmente ci fa sentire bene, risolviamo un problema ma senza accorgercene ne creiamo un altro più grande: la dipendenza dall'alccol che provoca problemi con tutto quello che interagiamo. Ma se questa premessa fosse vera allora è la natura che ci ha creato imperfetti senza l'accol giusto nelle vene, pare che questa teoria cerchi di giusitifare il vizio, perchè una delle nostre disgrazie umane è credere che sia vero quello che ci piace anche se ci distrugge. Di fatto nel film i 4 personaggi cercano di giustificare ingenuamente il piacere di bere, persino tirando in ballo dei personaggi storici che nonostante il loro abuso di alcool hanno creato qualcosa di buono per l'umanita (Roosevelt, Churchill o Hemingway), ma sono anche entusiasti dei risultati iniziale che li dà l'alcool: riesco a gioie, essere simpatici, allegri, euforici e tutto questo sblocca molti problemi che avevano: noia lavorativa, apatia sentimentale, routine famigliare, depressione dell'eta adulta che vive nella nostalgia di quando si era giovani. Ricordiamo che il film è danese, patria del filosofo Kierkegaard, la cui filosofia esistenzialista approfondisce l'angoscia, il dolore, la sconfitta umana; quello fu il tema dell'esame che lo studente dovette affrontare, lo stesso studente a chi era stato consigliato di bere per rilassare la tenzione delle prove scolastiche. 
Credono di dominare l'alcool ed aumentano la dose, e finiscono per essere dominati dall'alcool, perchè il vizio è come la velocità: più vai forte e meno la senti. Alla fine bevono perchè sono triste ma bevono anche perchè sono allegri, l'alccol giustifica qualsiasi azione e diventa un paliativo di vita. 





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