Mare Dentro

QUANDO SI LOTTA PER MORIRE SENZA RIUSCIRCI
È stato uno dei film più attesi di Alejandro Amenábar, Mar adentro (Mare dentro), e di certo non ha deluso le attese. qui si traccia un'amara e commovente parabola di sentimenti contrastanti, legati all'eterna lotta tra la vita e la morte: questa è la storia vera di Ramón Sampedro che a diciannove anni si imbarca su una nave norvegese con l'intenzione di girare il mondo. All'età di venticinque anni resta però vittima di un gravissimo incidente: tuffandosi in acqua da uno scoglio, in un giorno di risacca, resta paralizzato dal collo in giù. Ramón viene accudito amorevolmente dalla sua famiglia, ma nonostante questo, sente che la vita da paraplegico non è "dignitosa". Decide perciò di ricorrere all'eutanasia per porre consapevolmente fine alla sua esistenza.

LE SUE PAROLE ERANO LUCE
IN MEZZO ALLA SUA VITA BUIA
Ramón viene accudito amorevolmente dalla sua famiglia, per loro lui non era un peso, ma Ramon si sente un peso per sè stesso, chi lo circonda lo vuol bene e lo apprezza ma nonostante questo, sente che la vita da paraplegico non è "dignitosa", perchè non vedeva che la dignità va oltre la salute e la normalità di un corpo umano sano (quanti corpi sani a giro con vite indegne?). Decide perciò di ricorrere all'eutanasia per porre consapevolmente fine alla sua esistenza. Per raggiungere il suo scopo avvia una pratica legale, andata avanti per alcuni anni, che nonostante il clamore suscitato nell'opinione pubblica spagnola non ha avuto buon esito. Nel 1996 Ramón pubblica i suoi scritti raggruppati nel libro Cartas desde el infierno (LETTERE DALL'INFERNO), che sono meravigliose, di una DIGNITÀ che molti (con il corpo sano e mobile) se la sognano, perchè paraplegici di cervello e di cuore. Proprio in quest'anno riesce a portare a termine un piano per morire, senza incriminare nessuno dei suoi parenti.

COME PUÒ NASCERE QUALCOSA NELLA MORTE
Ramon non ha nessuna attesa, per lui la vita è non solo finita ma spacciata, come se non avesse nulla da dare, eppure con le sue parole, i suoi scritti, un uomo ricco di umorismo, creatività, pieno di vita, che però ha nella mente un unico obbiettivo: morire. Questo doppio registro del carattere riesce a catturare da subito l'attenzione. Persino 2 donne si innamorano di lui: l'avvocatessa claudicante Julia e Rosa giovane sempliciotta di paese. Lui riesce dare loro dei valori, delle speranza, dei SOGNI quando lui in se stesso non ha NULLA, perchè dal letame si può aspettare ancora la vita.

LA FORZA INTERIORE
CONTRO LA DEBOLEZZA ESTERIORE
Ramon vive in una dimensione estrema, radicale, perché si sviluppa tutta tra due poli opposti: la carica vitale che infonde a tutto ciò che lo circonda e l'estremo atto da morire. Pian piano questa dualità irreversibile risucchia, come in un imbuto, tutti i caratteri degli altri personaggi, confondendo le pulsioni emotive di ognuno di loro. Julia vuole morire come lui, Rosa s'innamora e lo aiuta a morire, la famiglia che sempre l'ha atteso va in crisi quando lui decide di andare via. In un certo senso, più riesce ad apparire una fonte inesauribile di sentimenti genuini e vitali, più ogni personaggio tende a sommergersi in una depressione mortale.

MORIRE E' ESSERE PARTORITI DALLA VITA

Mare dentro, mare dentro
senza peso nel fondo
dove si avvera il sogno
Due volontà fanno avere un desiderio nell'incontro
il tuo sguardo, il mio sguardo
come un eco che ripete senza parole: più dentro, più dentro
Fino al di là del tutto
attraverso il sangue e il midollo
Però sempre mi sveglio
e sempre voglio essere morto
per restare con la mia bocca
sempre preso nella rete dei tuoi capelli.

FIGURA PATETICA DEL DIO OMICIDA
C'è una concezione di pietà pietosa e crudele che viene persino battezzata nel nome di Dio: Dio ti mette alla prova, Dio ti manda la sofferenza, Dio poi ti chiama al suo cielo, alla sua casa paterna. Se un padre ama così i suoi figli, io non vorrei mai avere un Dio Padre così, un Dio del genere che mi stia alla larga!. Smettetela di nominare il nome di Dio invano.
Vi faccio un esempio: se vi regalo un orologio oggi e domani torno e vi dico "ridami l'orologio che ti ho dato ieri!" sicuramente penseresti che sono o pazzo o meschino. Dunque se Dio mi da la vita, perchè pensate che poi sia Dio che se la riprende la vita? La vita è tua e basta, nella stessa Bibbia lo dice: "Dio non vuole la morte e vuole la vita per tutte le sue creature". Se non entrate in questa logica prima o poi l'idea falsa di Dio che avete vi deluderà e ve la prenderete con lui quando in realtà adorate la vostra falsa proiezioni di un idolo che non esiste: il Dio infermiere che vi cura sempre, il Dio banchiere che vi da soldi, il Dio pompiere che spegne i vostri incendi, il Dio tappabuchi che vi risolve i problemi, un Dio alla stregua di Aladino che vi compie i vostri desideri e compie la vostra volontà e non voi la volontà di Dio che è la legge della natura. Usate spesso la preghiera come una lampada di Aladino soltanto per sognare e fantasticare e non per scoprire la realtà più crudele: "Dio mio Dio mio perchè mi hai abbandonato"

DOVE SEI DIO? PERCHÉ' MI HAI ABBANDONATO?
Emblematica la preghiera di Gesù al Getsemani prima di morire. Noi nei momenti di dolore malattia e smarrimento pensiamo sempre che Dio ci ha abbandonato, ma perchè abbiamo l'idea di un Dio che risolve i nostri problemi. Dio in realtà è quella forza in noi che affronta sopporta e supera il problema. Dio è quel malato al letto che soffre, è quel cristo che patisce in Croce, è quel barbone che dorme per la strada ... ma noi non vediamo Dio quasi mai in queste condizioni, perchè a noi ci hanno falsamente insegnato che Dio non soffre, che Dio sta sempre comodo in poltrone di oro e in castelli di vetro , ma quegli semmai sono gli idoli degli uomini. Il vero Dio è anche nella sofferenza, è con te nel bene e nel male, nel cielo e anche nell'inferno, non ti abbandona MAI. Per questo l'immagine del Dio Gesù che persino si fa uomo e si assoggetta alla morte è la concezione più sublime che mai la storia abbia conosciuto: un Dio che soffre muore e condivide con la sua creatura l'inferno, questo è il Vero Dio: l'essenza stessa della natura!!!

UNA LIBERTÀ SENZA VITA
NON E' UNA LIBERTÀ
UNA VITA SENZA LIBERTÀ
NON E' UNA VITA
In queste lettere dall'inferno si comprende che la decisione di Ramòn non era presa in maniera soltanto suicida, che si ILLUDE di trovare nella morte un sollievo al dolore o quella libertà che (come disse lui) la vita stessa gli ha negato. Per Ramon la Morte era stata messa nella natura per una ragione e aveva un fine e una finalità: quella di ridare un senso alla vita qualora questa lo avesse smarrito. Infatti a chi gli chiedeva: "e se dopo la morte non ci fosse nulla?" Egli rispondeva: " Se non c'è nulla allora Nulla hai perso perchè questa vita prima o poi deve finire, se invece c'è Qualcosa tutto di guadagnato e ci deve essere qualcosa, la morte non è un assurdità della natura, deve avere uno scopo!" Queste sue parole dimostrano la pienezza con cui quest'uomo ha vissuto in profondità e SERENITÀ il suo calvario.

UN UOMO IMMOBILE CHE FA MUOVERE
ANZI SCUOTERE LA COSCIENZA UMANA
Cosa sono due metri? Un tragitto insignificante per qualsiasi essere umano. Però per me questi 2 metri che servono per poter arrivare a te e per poterti almeno toccare sono un viaggio impossibile, una chimera, un sogno per questo voglio morire.
(Foto vera di Ramon Sampedro)

PAURA DI VIVERE O PAURA DI MORIRE?
Quest'uomo ci mette di fonte a tanti interrogativi esistenziali delicati profondi e meravigliosi. Spesso abbiamo paura di morire perchè infondo non abbiamo mai vissuto veramente, si muore come si vive dicevano gli antichi. Ci hanno insegna a vivere ma non a morire quindi infondo non ci hanno insegnato veramente a vivere, perchè si muore ogni giorno, la vita è una scuola anche per imparare a morire. Dire che un suicida è un codardo è una frase da codardi, perchè ci vuole tanto coraggio per morie come ci vuole forza per vivere. Codardo è anche ci si aggrappa alla vita senza una ragione, ad un Dio che non conosce e quindi che non esiste. Codardo è anche chi non affronta la morte con dignità. Per noi il fatto dell'eutanasia rimane un tabù perchè vediamo la vita come una OBBLIGO imposto da un precetto morale. Io personalmente (pur non essendo d'accordo con l'eutanasia come approccio immediato) penso che finchè ci sia VITA e questa abbia uno scopo, si deva vivere fino all'ultima goccia, ma se questa vita (comunque sia, anche nell'uomo più pieno di salute) è una vita vuota indegna non umana, è uno spreco è per me è come se fossero ormai persone morte per quanto ogni giorno vadano a giro. Ramon Sampedro è rimasto vivo, ha lasciato un seme che germoglierà sempre nella coscienza umana. Non è quindi il vivere o il morire in sè ma il COME si vive o si muore ciò che dà valore e senso al tutto.

LA VITA E' UN DIRITTO NON UN OBBLIGO.
Ma non è stato anche Gesù un suicida? non sapeva che se andava a Gerusalemme l'avrebbe ucciso? lo sapeva eccome!!! ma proprio con lo scopo di levare la sofferenza del peccato e del senso di colpa ha dato la sua vita, quindi si condanna ambiguamente una persona che lucidamente e con AMORE verso se stesso (questo è coscienza: accettare la propria condizione, questo è essere in pace con Dio). Se non si può togliere la VITA (colpa di omicidio) perchè allora lasciare un malato terminale a soffrire se non si ha nessuna possibilità di aiutarlo? (colpa di sadismo?). Il dolore non è RAZIONALE, non si pensa quando si soffre, si sente e BASTA. Chi ragione e fa teorie e fa processi sono quelli che non sentono questo dolore, per questo non riescono a comprendere le ragioni di chi sceglie la morte in maniera cosciente. Altri scelgono la vita invece in maniera INCOSCIENTE (non sanno perchè vivono e ne sono oggi in tantissimi).

LA VITA E' NOSTRA, SIAMO LIBERI DI NON VIVERE!!!

Cosa sono due metri? Un tragitto insignificante per qualsiasi essere umano. Però per me questi 2 metri che servono per poter arrivare a te e per poterti almeno toccare sono un viaggio impossibile, una chimera, un sogno per questo voglio morire. .. Ramon sampedro

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