Un ragazzo che ruba per vivere, cerca lavoro senza successo, come tutti si dà da fare, finché scopre un altro modo di vivere, il reporter: rubare emozioni per venderle alla TV, filmati di incidenti, sparatorie, furti, ecc... dove quello che è più visto è il dolore, la paura, il terrore, un mondo quindi di sciacalli e prede psicologicamente malate sia di protagonismo che di cattiveria da distribuire allo schermo e far vedere ai telespettatori.
Il nocciolo del film è la più crudele delle realtà dei giornalisti: hanno bisogno di notizie, di eventi, di dare in pasto agli affamati di cattiverie e di paure delle notizie crudeli e sanguinose. Infatti Lou è presente dove c'è sangue. E quando non c'è cattiveria da far vedere? allora la si crea, la si inventa, non importa se non è la verità, il giornalista deve vivere anche a costo di mentire, ecco la falsità del giornalismo a cui non interessano le risposte vere ma le domande anche false che pone al pubblico, mentre il pubblico abbocca sempre basta che ci sia sangue. I TG sono un covo di nevrosi, vivono soltanto del male altrui. Questo film mette in luce l'angolo più buio di chi vive di notizie, di telegiornali, di pettegolezzi: siamo vampiri di cattiveria, assettati di novità maligna, ci piace il male da digerire, da vedere, da sparlare, da pettegole.... siamo sciacalli di emozioni e disgrazie altrui.
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